L’amalgama dentale, o amalgama d’argento, è un materiale utilizzato in odontoiatria conservativa per le otturazioni; tra i suoi componenti troviamo mercurio (45-50%), argento, stagno, rame e zinco. L’aspetto delle otturazioni realizzate con tale materiale è il tipico grigio scuro o “piombato”, stando proprio nella scarsa estetica uno dei principali svantaggi riguardanti il suo utilizzo, anche se a fronte di un’elevata resistenza e buone qualità meccaniche, oltre a una migliore adesione al dente in zone “contaminate” dal flusso salivare o dove l’isolamento del campo risulta più difficile. Visitando siti web più o meno scientifici, è facile imbattersi in informazioni contraddittorie riguardo l’amalgama dentale, considerata come un pericolosissimo veleno contenente mercurio e in grado di nuocere sensibilmente alla nostra salute. Tali discussioni compaiono spesso anche nei mass media, in associazione con tesi cospirazioniste e con l’appoggio di personaggi legati al mondo delle terapie alternative e delle pseudoscienze. Ma la realtà, come spesso accade, è differente: il mercurio è un elemento volatile, ed anche dalle fasi stabilizzate che costituiscono le otturazioni in amalgama una piccola quantità tende a liberarsi e ad essere parzialmente assorbita dal corpo umano tramite inalazione, per poi essere eliminato con le urine;1,2 Il mondo scientifico si è spesso interrogato riguardo gli effetti tossici del mercurio contenuto nell’amalgama, e tra il 2007 ed il 2008 sono stati pubblicati i dati del più ampio studio sperimentale prodotto sull’argomento, il New England Children’s Amalgam Trial, in cui era stato seguito per 5 anni un campione di 537 bambini statunitensi a cui erano state eseguite otturazioni in materiali differenti. I risultati non mostrarono correlazioni significative tra presenza di otturazioni in amalgama e alterazioni neurofisiologiche3 o renali4, rilevando un leggero aumento nei valori di mercurio eliminato con le urine in rapporto al numero di otturazioni presenti.5 Numerosi altri studi relativi a ricerche simili comparsi in seguito confermarono sostanzialmente queste osservazioni.

A fronte di questi studi, possiamo ancora considerare l’amalgama una valida alternativa per la realizzazione di restauri diretti; tuttavia il materiale più utilizzato al giorno d’oggi è il cosiddetto “composito”, che presenta ottime caratteristiche meccaniche ed è in grado di simulare alla perfezione il colore del dente naturale. Capiamo dunque che, fatto salvo per casi di microfratture e infiltrazioni marginali, le indicazioni per la rimozione delle vecchie otturazioni in amalgama sono prettamente estetiche.
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